Descrizione
Le immagini arrivano a noi come gesti della divinità, quando ci poniamo in ascolto, nel silenzio. Appaiono, evocate dalla volontà; nel sogno, nell’abbandono mistico, nel momento dell’ebrezza panica. Esse sono icone, simboli sacri. Il loro tacere possiede l’eloquenza dell’assoluto, della notte ultima e dell’alba cosmica di ogni cosa.
Questo libello è solo una delle infinite apparizioni dell’immagine di Arpocrate. È una nascita. Il fanciullo divino nato dal fiore di loto – il dito rivolto alla bocca – è il suo archetipo, e ci indica una via. Scegliamo di percorrerla anche nel buio, con l’ausilio di una lanterna, come eremiti o viandanti senza meta.
“Questo pamphlet è una gentile dichiarazione di presenza. Dice qualcosa del nostro sentire e di quella che potremmo chiamare una nostra idealità…” (dalla nota dell’editore)